Un problema subdolo, gli arcieri non se ne accorgono e purtroppo anche quando lo sanno restano increduli con il «bravo Istruttore» che deve sudare sangue per convincerli. Ma per accorgervene prendete la Vostra patelletta e guardatela….vedete un piega obliqua che parte in alto, vicino a dove mettete il pollice e finisce, in basso, dove agisce il dito anulare? (linea blu). Quella linea è l’impronta della corda, il fatto che sia obliqua è il chiaro segno che non la usi nel modo migliore. Ti ricordo che la parte metallica o in cuoio rigido della patelletta è concepita per far appoggiare la corda, tanto è vero che in quella per Olimpico c’è una nicchia (A) dove deve avere sede la cocca. La posizione corretta è quindi con la corda contro il metallo/cuoio e le dita che trattengono e non stringono la corda con pressioni diverse, il dorso della mano deve essere verticale e dare la possibilità di una presa confortevole e sicura su tutte e tre le dita interessate (indice - medio - anulare). Carico in percentuale per ogni dito della presa : dito indice : 30% dito medio : 50% dito anulare : 20% Il pollice può essere posizionato sia sopra o sotto l’appoggio orizzontale sulla patella, io ,preferisco sopra ma è solo una mia preferenza. Il mignolo deve essere rilassato e chiuso nella mano in posizione naturale. Chi usa il «grilletto infondo alla patelletta», mantenga sempre rilassato il mignolo, se così non fosse, rischia di dare tensione anche con questo dito, ed innesca una facilissima propensione allo strappo. Perdere il «terzo dito» cioè l’anulare è una questione di un attimo e deve essere allenata. Vedo molti arcieri che partono bene nella preparazione del tiro ma con il proseguire dell’azione del «massimo allungo» torcono il dorso della mano della corda verso l’esterno e perdendo di conseguenza «l’anulare». Questa situazione può anche essere causata da una mobilità limitata del polso nei confronti dell’avambraccio, o da una posizione chiusa cioè un non corretto allineamento del gomito sul piano verticale, non dimentichiamo che anche qui entra in gioco la biomeccanica, la lunghezza delle dita e dei relativi segmenti, può fare la differenza. Il « trattenere la corda » deve dare un concetto dinamico e semplice del gesto, «la corda» vuole scaricare le libre che arrivano dai flettenti e noi lo impediamo con delicatezza e controllo, non è da confondere con il «bloccare la corda» con la conseguente azione di forzatura sia del gesto di blocco che quello di rilascio con l’apertura forzata e violenta delle stesse, se forzate, strappate, se non tenete la presa favorite l’uscita della corda non alterando il volo della freccia. Il maestro Zen spiega così la sensazione del rilascio «… pensate ad un bambino che tenete per mano e che vuole andare in un altro posto, fa una cosa semplicissima, allenta le dita e va» . Chi ha avuto figli o nipotini sa cosa vuol dire, i piccoli seguono il loro istinto e curiosità senza mediarlo con controlli di sorta.
La gestione del «terzo dito» (anulare) è variegata, sicuramente è doveroso averlo in azione ed appoggiato alla corda, con una presa profonda o meno è un fatto anche di biomeccanica. Sicuro è che se lo perdiamo le altre dita si posizionano in malo modo causando tutti i difetti del volo di una brutta freccia. Controllare sempre dove si posizione la patella prima del tiro e dopo aver rilasciato la freccia, quando dico controllare sempre vuol dire dopo ogni tiro e non una volta quando mi ricordo. In una altro capitolo abbiamo visto come la corda deve essere posizionata sulle dita, partendo dalla prima falange dell’indice alla prima del anulare, passando ed aggiustandosi nella falange del dito medio. La stessa posizione bisogna tenerla con la patelletta calzata sulla mano. La linea Verde è quella della corda che appoggia nella patelletta e quella blu è dove piegano le dita per trattenere la corda. Controllate questa posizione ad ogni freccia. Esistono delle patelle con una prolunga che si appoggia nel palmo della mano verso il polso, proprio per evitare che la stessa si muova, devo dire che si è cercata una soluzione che però non è stata gradita dalla maggio parte degli arcieri, la prolunga creava dei calli nel palmo della mano ed irritazioni. Quanti strati di pelle deve avere la patelletta? due per la maggior parte degli arcieri, uno di pelle leggera verso le dita ed uno in Cordovan (che è la pelle della parte posteriore della chiappa del cavallo). Esistevano prima anche pelli di Cavallino ma sono anni che non se ne vedono in giro. Giustamente c’è da rilevare che anche lo spessore delle pelli altera l’allineamento, ma ci sono altre cose da sistemare prima di arrivare alla valutazione di questi spessori. Se queste cose non le avete mai prese nella giusta considerazione, siete nella media degli arcieri, ma fate mente locale a quanto sia importante quello che abbiamo detto. Questa è la differenza tra un Arciere che si diverte ed un Atleta che vuole fare «i punti che contano». Buon tiro, Sandro
TECNICA
le dita sulla corda - tecnica arcieristica
Fontana Alessandro - Allenatore e Docente incaricato FITARCO