… collimazione e mira : dividerò in quattro parti distinte il processo.
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acquisizione del bersaglio: lo sguardo fisso sul punto dove la freccia deve andare
a colpire, la testa è ferma e gli occhi fissano il bersaglio. La mira è grossolana e
punta alla valutazione totale della superficie di impatto della freccia.
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collimazione allineamento: alzando l'arco si deve allineare il pin con il bersaglio.
La mira è ancora grossolana e sbiadita ma la procedura serve per restare allineati
con il bersaglio. Questa procedura arriva fino all'ancoraggio.
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collimazione ancoraggio: la collimazione si fa più precisa, la vista stringe il campo
e cerca il "punto di attivazione del mirare", per la procedura di rilascio. In questo
momento si stanno attivando dei meccanismi che controllano se tutto è in ordine e sensorialmente corretto. E' come
il conto alla rovescia prima della partenza del missile, abbiamo attivato delle procedure di controllo sempre più
raffinate su tutto il movimento, i "responsabili di settore" hanno dato il loro benestare, per arrivare - dopo l'OK del
Capo Missione, alla mira.
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la mira: i decimi di secondo cominciano a scorrere fino ad arrivare al nostro, personale, tempo di attivazione del
comando di rilascio, preceduto dall’assestamento muscolare, in quel breve tempo si deve portare la propria
concentrazione fuori dall'arco, sul punto di mira.
Per il 90% degli arcieri questa fase non è gestita correttamente e quindi causa di errori, ripeto, non confondere la
collimazione con la mira, sono due cose diverse eseguite in momenti diversi.
Nel momento della mira tutto deve essere compiuto dal punto di vista biomeccanico, l'arciere non esiste più come entità
fisica ma diventa parte dell'universo, la sua anima si libera e diventa "speranza, forza e determinazione". Progredirà sulla
strada della comunione con il tutto, la sua forza interiore sarà mille volte più grande perché sorretta dalla certezza delle sue
capacità, sarà un uomo compiuto, perché la
consapevolezza di aver compreso e interagito con il
proprio "IO" ha abbattuto quel muro di sensazioni
determinate dalle azioni consuete e meccanizzate delle
nostra vita. Avrà scoperto una comunicazione interna
fantastica e speciale prima mai sperimentata perché
sopita dalla consuetudine e dalla vita quotidiana che
non ci permette di guardarci dentro in profondità per
conoscerci perché siamo tesi a guardarci attorno e
difenderci dal mondo odierno. Saranno meno
incomprensibili gli eremiti, i santoni e gli asceti di
qualsiasi credo e religione, capaci di un livello più alto
di comunicazione con il proprio "IO" e quindi con il
tutto dell'universo.
"L’arciere diventa il suo arco, la sua freccia e il suo bersaglio". Così recita il Saggio
Sono riuscito a ottenere questo stato di grazia molti anni fa, quando l'agonismo era al centro della mia attività sportiva; ho
passato varie esperienze che hanno favorito questa riuscita, finali di gare importanti, spareggi, scontri diretti ... è un
percorso, almeno nel mio caso, non volontario - mi ci sono trovato, è stata anche la conseguenza del tanto allenamento.
L'informazione sui processi mentali era nulla, la lettura più illuminante era "Lo zen e il tiro con l'arco"
La frase del Maestro Zen, rivolta all'allievo che non riusciva ad eseguire il rilascio corretto "lascia che succeda" mi sembrava
impraticabile per una mentalità occidentale, piena di pregiudizi culturali, più attaccata alla materia che allo spirito. Qualche
tempo dopo mi sono ricreduto con piena soddisfazione.
Devi leggere, meditare e comprendere quanto scritto nel capitolo "Paulo Coelho" (Il cammino del tiro con l'arco) e nell'area
download "Il cammino dell'arco", non ho mai trovato nessuno in grado di esprimere con la stessa forza le sensazioni che
provo quando mi accingo a tirare, spero che coincidano con le tue.
A questo punto mi sembra corretto darti qualche indicazione sul metodo da utilizzare per allenarti al raggiungimento di
questa sensazione.
Come avrai capito, il guaio della maggior parte degli arcieri è di non riuscire a dissociare la parte cosciente del cervello (che
controlla i sensi e le relative sensazioni) con quella non cosciente più adatta a trattare con gli automatismi mentali. Prendi un
bicchiere e un cucchiaino, con movimento ritmico batti sul bicchiere provocando il caratteristico suono: a ogni battito conta
mentalmente "uno, due, tre... " fino a venti. Procedi nello stesso modo contando per ogni battito ma al contrario "venti,
diciannove, diciassette... " Ripeti per due volte il tutto, prima con conteggio in avanti poi indietro. Poi posa il cucchiaino,
ricorda il suono per ogni battito e contate avanti e indietro. Riprendi a battere con il cucchiaino cinque battiti, poi ascolta il
suono per cinque volte e conta per altre cinque, alternando fino a venti. A questo punto continua a battere e contare, ma
devi - alternativamente ogni cinque battute - isolare la tua voce mentale cercando di non sentire più il suono sul bicchiere e
poi sentire solo il suono e non la voce mentale. Questo strano gioco consentirà di spostare all'esterno la tua attenzione anche
se stai compiendo il movimento fisico del battere. Come già spiegato l'errore degli arcieri è non riuscire a spostare
l'attenzione fuori dall'arco al momento della mira, così potrai provarci...
Buon tiro..
«tecnica…»