Costruire il risultato: … molti arcieri pensano che un arco ultimo modello, con gli ultimi ritrovati sia di materiali che di colori, sia la differenza tra il fare punti e non farne a sufficienza. Quando si entra in un vortice di pensiero come questo, la situazione è grave. A tutti piacciono le cose belle, il mercato ci stuzzica con proposte sempre nuove ma poi servono davvero?. Se un colore vi piace di più di un altro, non vi capisco ma vi giustifico di più che se aveste visto un arciere che sembrava un fenomeno ed il giorno dopo siete andati a comprare l’attrezzatura come quella che avete visto nelle sue mani. Dovete sempre comprare l’attrezzatura che vi necessità e risponde alle vostre necessità di futuro agonista o buon praticante. Per fare i punti la sola l’attrezzatura, conta per un 20% sul risultato finale della gara, io parto dal principio che la freccia in prima battuta, debba arrivare sul paglione e per farlo si debbano accordare le libre che potete gestire e l’arco, non pensiate che in questo momento vi sminuiate a pensare all’area del pagione come ad un qualcosa di inadeguato, anche a trenta metri con un arco scuola o poco di più, con delle frecce così così, non è facile ed a volte li si scrive il vostro ritiro da tiro. Con la preparazione atletica e tecnica adeguata con un buon controllo mentale e tattico, la rosata si chiuderà e dall’area della targa, passerete a restare con le frecce nell’area del blu poi del rosso e poi nel giallo con il 50% delle frecce. Per arrivare a fare il salto dall’50% al 80% serve altro impegno, dedizione, sacrificio, passione per questo sport e non ultimo tempo da dedicare al corretto allenamento. Datevi degli obbiettivi possibili all’inizio dell’anno, parlate con voi stessi e guardatevi allo specchio, fate autocritica e decidete ma datevi degli obbiettivi se non lo fate rischiate che l’interesse cada poco a poco e smetterete. Con gli obbiettivi possibili, potete lavorare per raggiugerli e le cose da fare sono tante. Come accennato prima l’attrezzatura è si importante ma non determinante, deve essere una buona attrezzatura ma non dovete farci le Olimpiadi, curate la vostra attrezzatura, asciugatela se è bagnata, rivedete il serving centrale come i cavi e le corde, rifate i punti di incocco lenti, provate i bottoni ed i rest, non potete rovinare una giornata di tiro per la cattiva manutenzione dell’attrezzatura. Se dovete tirare sotto la pioggia o in qualsiasi altra situazione non normale, cercate  
di indossare solo quello che serve e se non funziona investite qualche euro e sostituitela, dovrete stare in campo tutto il giorno, state comodi ed asciutti. Lo stesso ragionamento, sulla costruzione del risultato, lo si deve fare per quanto riguarda la preparazione atletica. Siate sinceri, quante volte fate gli esercizi di riscaldamento prima di allenarvi o prima di una gara?. Di gare ne ho viste tante ma di arcieri che si riscaldavamo devo dire che erano una rarità. In allenamento ci si deve riscaldare per riscaldare le giunzioni articolari e portare alimentazione ai muscoli che userete, in gara è lo stesso, fare belle rosate da subito è necessario ed è un dovere di ogni agonista che si rispetti. Dovete fare punti anche quando gli altri non li fanno, le prime volèè, per esempio o quelle dopo la pausa ed ancora le ultime tre, dove la tensione e concentrazione vacilla. Abituatevi a soffrire per raggiungere un obbiettivo di qualsiasi livello. Ed ora un argomento che gli Arcieri sanno che esiste ma non vogliono affrontarlo, sinceramente non ho mai capito la ragione reale di questa chiusura. Il tiro con l’arco è uno sport meraviglioso che favorisce la socializzazione, la voglia di mettersi in gioco e di migliorare da tutti i punti di vista. Quando si parla di Psicologia dello Sport moltissimi arcieri si rifiutano anche di parlarne come se l’operatore del settore fosse una persona che entra nel loro cervello e gli mescola i neuroni per carpire dei segreti indicibili. Questa valutazione è profondamente sbagliata ed è ora di cambiare. Sappiamo bene che non sempre le giornate di tiro sono uguali le une alle altre e che non sempre le gare danno i risultati che vorremmo, vi consiglio quindi, di costruire il risultato che si vuole raggiungere, questo procedere passa anche dal conoscere se stessi, non si può essere “pazienti e medici” nello stesso momento, la nostra mente lavora per proteggerci con i suoi meccanismi automatici e questo spesso entra in contrasto con quello che vorremmo fare ed ottenere. Lo Psicologo anche dello Sport può trovare la soluzione con noi e non per noi. Lo psicologo ci chiederà collaborazione e di parlare di vari argomenti, dovrà solo scremare per noi quello che ci confonde e blocca, razionalizzerà il pensiero che non ci permette di progredire come vorremmo. Potrà anche darci la carica giusta al momento giusto con mille tecniche che dobbiamo acconsentire che vengano applicate, potrà anche chiederci dei momenti traumatici che abbiamo passato ed in quale ambito le abbiamo vissute ma certo è che non vorrà scoprire cose che non vogliamo dire anche se intuirà che qualcosa c’è. Cari Arcieri l’incontro con lo Psicologo sarà fruttuoso solo se permetteremo di avere a fianco una persona che ci aiuta a capirci, smettete di essere reticenti e di pretendere risultati dal nostro sport, il risultato si costruisce in tutti gli ambiti della vita. Ho avuto più volte l’occasione di stare con degli Psicologi Sportivi e vi assicuro che servono e sono persone serissime. Costruite il Vostro risultato anche guardandovi dentro, farlo da soli è pericoloso, se pensiamo che il “Targhet Panic” è un evento che non accadrà mai, vorrei che vi rivediate la vostra teoria è noto che bisogna abituarsi ai punteggi sia alti che bassi, la “paura dei punti” ci può bloccare come “la paura di sbagliare” o di “non arrivare in ancoraggio” o di mille altre fobie, dietro le quali cova qualcosa che va rimosso ma non fatelo da soli. Coraggio è un percorso bello ………Buon tiro.
«… atletica»